CATALOGHI
2017
Catalogo mostra collettiva “ARTE E TECNOLOGIA, ARTE CONTEMPORANEA ITALIANA” a cura di Riccardo Farinelli. Qingdao, CINA, Museo di LanWan, dal 27 Settembre al 31 Ottobre 2017. Catalogo stampato in Cina, edizione limitata. AA Associazione di Arte e Cultura Contemporanea Cina e Italia in collaborazione con Associazione degli scultori Provincia di Shandong e Comitato d’Arte Contemporanea Associazione degli Artisti, Comune di Qingdao.
2017
Catalogo mostra collettiva “ DE ACADEMIA”, a cura di Pierluigi Tazzi, Accademia di Belle arti di Firenze, 22 Aprile-20 Maggio 2017. Edizione GLI ORI, Firenze 2017.
2016
Catalogo mostra personale “ VINCENZO VENTIMIGLIA, DISEGNI 1986-1988”. Galleria della China Academy of Art, Hangzhou, 23 Novembre -7 Dicembre 2016. Stampato in Cina .
2015
Catalogo mostra collettiva “ NUMERO D’ORO, armonia del mondo”, officina di opere in forma di libro-progetto, a cura di Antonina Greco; Palermo, Archivio Storico Comunale, 16 Ottobre-15 Novembre 2015. Editore GBM by GM, stampa Officine Grafiche di Palermo per Assessorato alla Cultura.
2013
Catalogo mostra collettiva “ALCHEMIE 12 Kunster aus italien, Malerei, Grafik, Zeichnung, SKulptor”, GrafiK Museum Stiftung Schreiner, Bad Steben, 21 Luglio- 13 Ottobre 2013, stampa Verlag Grafik Museum, Germania 2013.
2011
Catalogo mostra collettiva “ EX LIBRIS, piccola collezione enciclopedica di memorie e attualità”, rassegna di Artisti Siciliani a cura di Antonina Greco, Biblioteca Comunale in Casa Professa, 22 Febbraio – 22 Marzo 2011. Editore Le Gemme, Palermo, 2011.
2010
-Catalogo mostra collettiva “ LA TERRA HA BISOGNO DEGLI UOMINI, artisti delle Accademie di Belle Arti d’Italia, seconda edizione”, Reggia di Caserta, 26 Novembre-26 Dicembre 2010. stampa Cervai, Roma 2010.
-Catalogo mostra collettiva “ALCHIMIA DEBOLE, sette artisti italiani”, studio Architectural Workshop, Lattanzi e Fileni associates, stampa Bandecchi e Vivaldi, Firenze 2010.
2007
Catalogo mostra collettiva “ WHOLDZIE FRANCISZKOWI / OMAGGIO A FRANCESCO, Prace W Kamieniu / la pietra lavorata”, Basilica dei Padri Francescani, 17 Ottobre-30 Novembre 2007, pag.119, Cracovia ( Polonia). Stampa Bandecchi e Vivaldi, Pontedera, (Pisa), Ottobre 2007.
1991
-Catalogo mostra collettiva “ UN MESE CON LA PITTURA MURALE”, a cura del Laboratorio per Affresco di Vainella, Chiostro di S. Domenico, Prato, 27 Maggio-15 Giugno 1991. Stampa Tipografia Comunale, Scandicci ( Firenze) 1991.
-Catalogo mostra collettiva “ 18a RASSEGNA SESTESE DI PITTORI, GRAFICI, SCULTORI”, circolo M. C. L. Il Tondo, Sesto Fiorentino, Assessorato alla Cultura, (Firenze), 14-26 Settembre 1991.
1990
Catalogo mostra collettiva “ 17a RASSEGNA SESTESE DI PITTORI, GRAFICI, SCULTORI”, circolo M. C. L. Il Tondo, Sesto Fiorentino, Assessorato alla Cultura, (Firenze), 15-27 Settembre 1990.
1989
Catalogo mostra collettiva “ STORIA DELLA PITTURA MURALE, Dalla preistoria ad oggi”, a cura del Laboratorio per affresco di Vainella, testi critici di Leonetto Tintori. Castello dell’Imperatore, Prato, 29 Aprile- 30 Maggio 1989. Stampa BMB, Firenze.
1989
Catalogo mostra collettiva “ 7° RASSEGNA NAZIONALE DELLE ACCADEMIE DI BELLE ARTI, premio speciale per le scuole di Pittura e Scultura, Bari, EXPOARTE,16-20 Marzo 1989.
1986
– Catalogo mostra “ MOSTRA COLLETTIVA DEI PITTORI TERRASINESI”, cooperativa Amici del Teatro, Terrasini ( Palermo), 27 Agosto – 7 Settembre 1986, stampa tip. Comunale.
– Catalogo mostra collettiva “ 1° ARTEMARE”, palazzo Butera, Palermo, 16-22 Maggio 1986, stampa Priulla, Palermo 1986.
LIBRI/ testi
2015
“StARTpoint2013|14 DISEGNO CONTEMPORANEO, processi, soggetti, materiali, espressioni”, A cura di Vincenzo Ventimiglia, Massimo Orsini, Marco Raffaele. Pubblicazione degli atti e catalogo delle mostre, nell’ambito del progetto Toscanaincontemporanea 2013. Edizione Gli ORI.
2013
“ IL DISEGNO DOPO IL DISEGNO, Le molte vite di un medium antico”, a cura di Valeria Bruni, Stefano Socci, Franco Speroni. Ed. University Press, Pisa 2013, tav. illustrata n° 28.
2007
“ Apprendimento/ insegnamento; continuità e discontinuità” in: “ L’ACCADEMIA OLTRE L’ACCADEMIA, Atti del convegno Formazione, conservazione e comunicazione dell’arte”, Firenze, Accademia di Belle arti, 14-16 Marzo 2007, a cura di Gianni Pozzi e Gaia Bindi. Ed. Centro Stampa Giunta Regionale Toscana, Ottobre 2009, pag. 79-81.
2005
Testo critico “ appunti per Piero Messina” in “ THE LAST PROSPETTIVA AEREA”, ediz. Limitata per il centenario di Villa Romana, Firenze, Maggio 2005.
2004
-“Appunti di Viaggio” in: “ ARTE E GIOCO, Dieci artisti per una cultura di Pace”, a cura di Marco Cianchi e Vincenzo Ventimiglia. Rondine, Cittadella della Pace, Arezzo,19 Giugno-31 Luglio 2004. Stampa Tipolitografia Pancani, Firenze, Gennaio 2005, pag. 7-10.
-“Cattedra di Scultura” in “ACCADEMIA IN MOSTRA”, catalogo mostra a cura di Accademia Belle Arti di Firenze, pag. 72-80, edizione MP, Napoli, Giugno 2004.
ARTICOLI/ riviste
2006
“Una prospettiva percorribile, Adeguamento liturgico di Maria SS. delle Grazie a Isola delle Femmine” di Giovanni Ricciardi in “STUDI CATTOLICI, n. 543, pp. 372-374, Maggio 2006.
2005
-“Annuario, Accademia anno 2003/04” in: “ IL FALCO LETTERARIO”, p. 10, anno XXIV- n°2/ Estate 2005, edizioni Artemisia, Falconara M.ma ( AN).
-“ Forme a venire?” in: “ IL FALCO LETTERARIO”, pp. 22-23, anno XXIV- n°4/ Inverno 2005, edizioni Artemisia, Falconara M.ma ( AN).
1992
“ L’arte è arrangiarsi”, intervista a Vincenzo Ventimiglia di L. Bua, in: “ UNIVERSITAS”, p. 8, anno XII, n°1, Palermo, Febbraio 1992.
L’immaginazione, la creatività, il sogno costruiscono un mondo parallelo a quello reale costruendo una tecnica di avvicinamento, un passaggio celato tra differenti affinità.
Da ciò nasce una “rete” relazionale, un’osservazione dell’altro, che nella “mercuriale libertà”, può accogliere, accettare nel suo sistema un mondo distante. L’essere con l’altro è ricerca di valenze comuni, evasione dal solipsismo, richiesta, piacere di tangibilità, esperienza delle alchimie risposte.
L’amicizia è una gran bella cosa, scriveva Pier Paolo Pasolini, raccontando di una notte a Paderno, dove, dopo la cena, con i suoi amici salendo verso Pieve del Pino, vede una gran quantità di lucciole, boschetti di lucette sulla distesa di cespugli. Il poeta le osservava perché si amavano, perché si cercavano con amorosi voli e luci . il passaggio è tratto da L’articolo delle lucciole, riletto da Georges Didi-Huberman nel testo Survivance des lucciole (2009), abbandonando il percorso del pessimismo politico-culturale. Didi-Huberman segue l’insegnamento di Walter Benjamin per cui il declino di un fenomeno non corrisponde alla sua scomparsa o ad una sparizione generalizzata. E’ necessario spostare lo sguardo, cogliere, seguirne i piccoli segnali, con l’invito ad organizzare la resistenza. Su differenti sponde creative si muovono sparuti segnali ansiosi di creare sentieri luminosi in difesa di un’autenticità.
Giulio Paolini scrive che alcuni artisti credono nell’esistenza del ‘vero’. “ Credono, cioè, non soltanto (come è vero) in quello che fanno, ma che questo qualcosa sia a suo modo necessario, corrisponda all’attesa di qualcuno o di tutti.[ … ]Altri invece non credono nella necessità dell’opera, ma fanno ad ogni modo dell’esistenza dell’opera la necessità loro propria. Gli uni e gli altri – e noi che guardiamo- […] affolliamo la stessa platea: la lieve curvatura del proscenio […] è lì a coincidere con la curva dell’orizzonte […] a rappresentare il tutto o il nulla al quale assistiamo.” (G. Paolini in cat. Museo Capodimente, Electa, ed. Napoli, 1988)
Sette artisti, con spirito dadaista, si incontrano per organizzare una mostra intorno al proprio creare. Il concetto di creatività è all’origine dell’incontro. L’esposizione ha un suo ritmo scandito dalla parola che ogni artista ha scelto ad emblema della propria composizione, per offrire allo sguardo una direzione, tracciata quasi numericamente, senza alludere a procedimenti di logica continuità. Le parole si riferiscono a gesti, sentimenti, visioni, espressioni, contrasti sociali disegnando una regola auto-de-regolarizzante. Alla successione numerica 1, 2, 3, 4 ,5, 6, 7 corrisponde la tensione delle parole tangere( Cristina Papi), ri.volto (Massimo Orsini), misura ( Federica Gonnelli), artificio (Vincenzo Ventimiglia ), ri.flesso (Gianna Scoino), de.finito (Alberto Brogi), difetto (Ongakuaw).
Le sette parole sono depositarie di un segreto custodito tra le sette parti delle pareti. La superficie supporta altre superfici fino a costituire lo sguardo totale: l’intento è la presa di coscienza di una visione, di un panorama in cui si muove il sé. La ricerca visiva traccia le direzioni della psicologia nuova o sedimentata tra differenti mondi espressivi, mette in contatto la superficie con tutte le altre superfici.
Per non smarrire il valore estetico delle piccole cose percepite, il progetto Alchimia debole propone l’incontro, il ricordo di gesti quotidiani, rituali, da cui nasce una produzione del pensiero, un’architettura del fare, una metamorfosi del sé trasferita in immagini referenziali.
Vittoria Biasi
” L’opera..( di Vincenzo Ventimiglia) racchiude a sua volta una icona alchemica: una bottiglietta di sembianza michelangiolesca piena di acqua dell’arno, ex voto e simbolo inaccessibile per chi non ha avviato un percorso iniziatico; e protetto nell’orto proibito dalla severa presenza delle incisioni secentesche che si sfogliano ai lati della figura centrale del magico libro 17012010″.
Scritto di Antonina Greco il occasione della mostra EX LIBRIS riportato su articolo di Annalisa Martorana Rassegna di opere in forma di libro, giornale ” LA SICILIA” 22 Febbraio 2010.
LA TERRA HA BISOGNO DEGLI UOMINI
Artisti delle Accademie di Belle Arti d’Italia Seconda Edizione
REGGIA DI CASERTA
26 Novembre • 26 Dicembre 2010 inaugurazione 26 Novembre 2010 ore 17.30
COMUNICATO STAMPA
“Chi è entrato almeno una volta nello studio di Vincenzo Ventimiglia, sa che le sculture in terracotta, legno e bronzo che lo abitano, sembrano uscite dalla bottega di un Donatello o dalle mani di Desiderio da Settignano. Il suo lavoro recente persegue altra ricerca ed altre forme, come quelle del libro d’artista, per esempio, dove riesce a far confluire, in scala ridotta, la sua abilità, coniugandola con una attualizzata intelligenza dadaista.”
Paola Bortolotti
Scritto di paola Bortolotti “ L’artista messo a nudo, anche.” Per edizione di Private flat,10 novembre 2011
2016
“Fowers” mostra collettiva di giovani artisti a cura di Giandomenico Semeraro, Alessandra Porfidia, Vincenzo Ventimiglia, Giardino dei Semplici, Ortobotanico di Firenze, 28 Giugno-28 Settembre 2016 ( catalogo in fase di redazione)
2015
“StARTpoint2013|14 DISEGNO CONTEMPORANEO, processi, soggetti, materiali, espressioni”, A cura di Vincenzo Ventimiglia, Massimo Orsini, Marco Raffaele. Pubblicazione degli atti e catalogo delle mostre, nell’ambito del progetto Toscanaincontemporanea 2013. Edizione Gli ORI.
2007
“ Apprendimento/ insegnamento; continuità e discontinuità” in: “ L’ACCADEMIA OLTRE L’ACCADEMIA, Atti del convegno Formazione, conservazione e comunicazione dell’arte”, Firenze, Accademia di Belle arti, 14-16 Marzo 2007, a cura di Gianni Pozzi e Gaia Bindi. Ed. Centro Stampa Giunta Regionale Toscana, Ottobre 2009, pag. 79-81.
2005
Testo critico “ appunti per Piero Messina” in “ THE LAST PROSPETTIVA AEREA”, ediz. Limitata per il centenario di Villa Romana, Firenze, Maggio 2005.
2004
-“Appunti di Viaggio” in: “ ARTE E GIOCO, Dieci artisti per una cultura di Pace”, a cura di Marco Cianchi e Vincenzo Ventimiglia. Rondine, Cittadella della Pace, Arezzo,19 Giugno-31 Luglio 2004. Stampa Tipolitografia Pancani, Firenze, Gennaio 2005, pag. 7-10.
-“Cattedra di Scultura” in “ACCADEMIA IN MOSTRA”, catalogo mostra a cura di Accademia Belle Arti di Firenze, pag. 72-80, edizione MP, Napoli, Giugno 2004.
ARTICOLI/ riviste su Vincenzo Ventimiglia
2010
Rassegna di opere in forma di libro, giornale ” LA SICILIA”, 22 Febbraio 2010 .Scritto di Antonina Greco il occasione della mostra EX LIBRIS, riportato su articolo di Annalisa Martorana
2006
“Una prospettiva percorribile, Adeguamento liturgico di Maria SS. delle Grazie a Isola delle Femmine” di Giovanni Ricciardi in “STUDI CATTOLICI, n. 543, pp. 372-374, Maggio 2006.
2005
-“Annuario, Accademia anno 2003/04” in: “ IL FALCO LETTERARIO”, p. 10, anno XXIV- n°2/ Estate 2005, edizioni Artemisia, Falconara M.ma ( AN).
-“ Forme a venire?” in: “ IL FALCO LETTERARIO”, pp. 22-23, anno XXIV- n°4/ Inverno 2005, edizioni Artemisia, Falconara M.ma ( AN).
1992
“ L’arte è arrangiarsi”, intervista a Vincenzo Ventimiglia di L. Bua, in: “ UNIVERSITAS”, p. 8, anno XII, n°1, Palermo, Febbraio 1992.
La quinta edizione della rassegna Start Point dal Dicembre 2014 al Gennaio 2015 ha avuto come tema il “disegno”. La rassegna si è concentrata, come prassi, sull’operato dei giovani artisti dell’Accademia e sulla loro produzione ma è stata anche l’occasione per compiere un’indagine sulle espressioni del contemporaneo in grado di coniugare il medium del disegno come detonatore di processi diversi e come “ scrittura” dell’artista, in riferimento allo spazio e al tempo. Il tempo è il momento storico che dà le ragioni all’operare, lo spazio è il raggio d’azione dell’artista nella città, nel territorio.
Il ragionamento sul tempo ha portato a considerare che il 2014 è stato il 450° anniversario della fondazione della fiorentina Accademia delle Arti del Disegno, fondata da Giorgio Vasari, della quale l’Accademia di Belle Arti è storicamente discendente. Quest’ultima ha applicato per prima programmi formativi basati sull’applicazione dei principi del disegno, fondamento e guida di tutte le arti, inclusa l’Architettura. Questo primato del “disegno”, denominatore comune di ogni esperienza artistica, era già stato riconosciuto, ai tempi della disputa sul primato delle arti (della quale fu animatore Benedetto Varchi tra il 1546 e il 1549) con pareri illustri, incluso quello di Michelangelo che anteponeva il disegno a ogni pratica dell’arte, associandolo all’idea platonica, il concetto dell’opera che si manifesta come rivelazione e trova la dimensione poetica nel farsi traccia grafica, invenzione.
Questo percorso sta ancora oggi alla base della genesi dell’opera d’arte: il disegno, coniugato con ogni progresso tecnico, incluso quello dell’ambito informatico e multimediale, anche quando ha perso la tradizionale dimensione grafica, ha mantenuto la sua prerogativa di visione spaziale, progetto, mappa concettuale.
“ Mappa” è la parola chiave per capire a fondo il senso di questa edizione della rassegna. Il termine contiene con evidenza concettuale sia la forma (articolazione di segni nello spazio che definiscono un’area) che il contenuto: i segni che costruiscono il disegno. Già in fase di programmazione degli eventi il significato di segno è stato inteso come operazione culturale sul territorio. Si è posto l’obiettivo di estendere l’attività espositiva tradizionale a operazioni in grado di estrarre dallo spazio dato un rapporto di coniugazione creativo nella progettazione delle opere e, nel contempo, mettere i giovani artisti a confronto con altri artisti affermati e operatori culturali attivi sulla contemporaneità, attraverso incontri e dibattiti aperti al pubblico.
La riflessione posta alla partenza dell’esperienza curatoriale è stata individuare uno schema di ricerca di senso, una mappa-contenitore in grado di procedere per progressiva cancellazione di elementi dall’enunciato di partenza (un omaggio all’artista Emilio Isgrò). Il termine disegno è stato articolato nella declinazione delle voci che ne compongono il significato, rinunciando volontariamente all’interpretazione soggettiva e ampliandone la comprensione con una riflessione corale, collettiva, impersonale come quella proposta dall’enciclopedia in rete Wikipedia (da un’idea di Paolo Parisi) nelle voci: processi, soggetti, materiali, espressioni. Si è così definita la griglia del progetto: partire da un disegno concettuale e arrivare alla definizione di contemporaneo sottolineando la transitorietà del temporaneo come segmento di una linea ideale dei processi dell’arte, utile per capire il trascorso e anticipare l’innovazione.
Lo stratagemma che fornisce la chiave d’interpretazione è nei titoli delle fasi della rassegna, un anagramma grafico dato dalla lettura in verticale, alla rovescia, dal basso verso l’alto delle parole iniziali: Disegno-segno-contemporaneo.
Il progetto della nuova edizione è nato come costola delle precedenti edizioni di Start point, grazie anche al proficuo rapporto di collaborazione con i curatori delle edizioni passate. Novità è stata invece il mandato a un Gruppo curatoriale composto in maggioranza da artisti-docenti e da due artisti esterni che hanno avuto la loro formazione in Accademia, attivi sul panorama contemporaneo: Loris Cecchini e Luca Pancrazi. La scelta ha sottolineato che la riflessione sul disegno doveva partire dall’interno, dall’esperienza operativa, dalla prassi dei laboratori, dal fare come sostanza di ogni definizione teorica, a conferma delle riflessioni sul piano critico e metodologico.
Il rapporto di collaborazione tra identità diverse ha portato al riconoscimento che il compito dell’artista nella società è anche quello di lavorare nella direzione di favorire processi in grado di generare nuovi processi.
Con questi presupposti, fin dalla stesura del progetto, è stata una scelta dei curatori il metodo di selezione delle opere e dei giovani artisti-studenti dell’Accademia attraverso i docenti delle scuole, rinunciando alla selezione diretta, in modo da riconoscere l’importanza della formazione. Il comitato curatoriale (Loris Cecchini, Massimo Orsini, Luca Pancrazi, Paolo Parisi, Mauro Pratesi, Marco Raffaele, Susanna Ragionieri, Vincenzo Ventimiglia) è stato così supportato da un comitato scientifico costituito dal Direttore dell’Accademia Giuseppe Andreani, che ha dato un grande contributo alle scelte operative, e da tutti i coordinatori delle scuole. Con gli studenti selezionati è iniziato successivamente il lavoro di confronto sul campo che ha portato, nella maggior parte dei casi, a rielaborare le opere proposte in rapporto allo spazio espositivo, quando non a opere nuove site-specific.
Il tema del disegno, nelle sue declinazioni, era stato suggerito da una traccia distribuita alle scuole, nel tentativo di superare i generi tradizionali della pittura, della scultura, della decorazione e della grafica, si precisava che il disegno andava inteso prima di tutto come espediente compositivo in rapporto allo spazio e come tale costituisce sempre il denominatore comune di ogni opera che cerca una chiave di comunicazione con l’ambito contemporaneo.
L’attività della rassegna si è articolata in un anno in tre momenti diversi. Si è estesa poi al mese di Gennaio 2015 con la mostra finale alla Galleria dell’Accademia di Firenze.
La strategia espositiva si è orientata su un convergere progressivo dal generale (processi) al particolare (soggetti) per finire con i premi Start Point (Espressioni 1,2,3,4). I premi finali sono stati esposizioni dei migliori giovani artisti curate in luoghi importanti e rappresentativi all’esterno dell’Accademia e disseminati nella città o nella Regione.
Le attività espositive sono sempre state affiancate da incontri con artisti, dibattiti e attività seminariali.
Importante è stato il contributo del Comune di Firenze, della Regione e della Provincia Toscane, attraverso la concessione di spazi pubblici e luoghi storici fortemente rappresentativi: Le Murate, spazio per l’arte contemporanea, palazzo Medici Riccardi, Palazzo vecchio, Teatro della Pergola, Galleria dell’Accademia di Firenze, Il museo Leonardiano e la casa natale di Leonardo a Vinci.
Da sottolineare il coinvolgimento di istituzioni private no-profit per l’arte contemporanea: Spazio Xenos e Villa Romana di Firenze.
L’attività espositiva della Rassegna è partita dai locali storici della sede dell’Accademia di Belle Arti e si è chiusa con un ideale ritorno a casa: alla Galleria dell’Accademia di Firenze nelle sale dello spazio mostre, con la sezione finale dedicata al rapporto tra disegno e fotografia. Questa circolarità di percorso rientra nel disegno complessivo della rassegna e ha sottolineato che la straordinarietà del tema non poteva che compiersi in un ideale confronto con le grandi opere del passato, nate sui principi del disegno ma in rapporto a medium nuovi: la fotografia e il video.
Nella stesura del progetto è stata convinzione comune che la partenza (Dicembre 2013) dovesse mostrare il processo del disegno nell’atto del divenire: tutto ciò che è alla radice dell’opera, la sua genesi, schizzi, bozzetti, storyboard, taccuini, appunti. Una grande quantità di materiale grafico proposta da studenti diversi è stata selezionata con il solo criterio di rispondere al requisito di essere il progetto per opere da costruire. Questo materiale è stato esposto nella storica sala Ghiberti dell’Accademia, sulla superficie di tavoli da disegno, in ordine apparentemente sparso, protetto da teche trasparenti la cui funzione è stata quella di bloccare simbolicamente il tempo e il disordine di un’aula- laboratorio. Per contrasto, nella stessa aula, lungo la grande parete a destra, erano stati allineati, in cornici rettangolari d’identico formato, disegni di docenti-artisti dell’Accademia, gli stessi disegni della pubblicazione del libro “ il disegno dopo il disegno”, a cura di Franco Speroni, Valeria Bruni, Stefano Socci, che aveva costituito un punto di partenza nella riflessione sul tema.
Questo allineamento di 28 lavori grafici formava idealmente un segmento da aggiungere alla collezione di disegni dell’Accademia, collezione costituita da un fondo storico, implementata con nuove donazioni fino ai primi anni ’80 e poi interrotta. Il nuovo segmento contemporaneo, lavori donati all’Accademia nell’anno della celebrazione del disegno, simboleggia la volontà di riannodare il rapporto con la tradizione, in progressione temporale con la contemporaneità.
Nella sezione della rassegna di Giugno 2014 ha assunto centralità il percorso della mostra “ 0 98 60 0” (il codice numerico del colore rosso Startpoint usato nella grafica editoriale). La mostra ha costituito lo spazio dedicato alle espressioni di soggetti diversi. Il tema del disegno era stato esteso a tutte le accezioni possibili dell’arte: progettazione, idealità, proiezione, misura e definizione delle cose e dello spazio, composizione, trascrizione, traccia, catalogazione, opera.
L’operazione si è snodata in spazi pubblici particolarmente rappresentativi per la storia di Firenze: in Palazzo Vecchio il cortile dell’anagrafe e, all’interno di Palazzo Medici-Riccardi, il Chiostro storico di Michelozzo, collegato alle sale Fabiani e al cortile dei muli. In questi spazi si sono confrontati lavori appositamente progettati: l’artista cinese Qiu YI ha installato nel cortile di Palazzo Vecchio un grande nido (quattro metri di diametro) costruito simbolicamente di pennelli cinesi; Yan Zhen Chao ha ricomposto invece nel chiostro di palazzo Medici una mappa gigantesca di 144 mq realizzata a frottage, una trasposizione spaziale del lastricato del chiostro dell’Accademia di Belle Arti.
Un terzo spazio all’aperto, il cortile dell’Accademia di Belle Arti, era il luogo dell’esposizione che apriva gli altri percorsi della mostra: le aule-laboratori e l’area ex facoltà di Architettura, ambienti storici dove Il tema del disegno ha fatto da denominatore comune fin dalla fondazione dell’Istituto.
La mostra è stata l’occasione per aprire al pubblico spazi suggestivi normalmente adibiti alla didattica. Le opere dei giovani artisti trovavano spazio nella biblioteca storica (performance di Cai Ying Fei), nel chiostro ( performance di Zhang Xiu Zhong sul tema del disegno come tentativo di integrazione culturale), nell’aula magna, detta del Cenacolo ( opera video di Gabriele Mauro). Dal Chiostro si accedeva all’area ex Architettura, al primo piano, una serie di aule che complessivamente occupano circa 1000 mq dell’edificio che ospita l’Accademia. Questi ambienti erano rimasti inutilizzati per anni. La facoltà di Architettura, uno degli indirizzi dell’Accademia, entrata poi nel sistema Universitario nei primi anni del ‘900, li ha occupati fino al trasferimento in altre sedi della città e poi tenuti come spazi adibiti a gruppi di ricerca di singoli professori. Per la prima volta questi ambienti si sono aperti al pubblico ed è stata occasione straordinaria per accedere a un immaginario in via di estinzione. Tavoli di legno e armadi dell’’800, appositamente progettati per il disegno e l’archiviazione, convivevano ancora con tecnigrafi e strumentari da architetto-disegnatore: cassettiere, lavagne fuori misura, tavoli luminosi, proiettori per diapositive, episcopi, taglierine per carta, stativi da ripresa , espositori per planimetrie. Da tutti questi arredi e dagli ambienti stessi emanava un respiro che rendeva il disegno soggetto reale e tangibile.
Questa sezione della mostra ha ospitato circa una sessantina di giovani artisti. La mostra è stata progettata individuando, ambiente per ambiente, nuclei tematici che erano dichiaratamente espressi nel confronto delle opere. La sala maggiore, una vera e propria aula magna, era diventata un ideale archivio sul disegno coniugato con la contemporaneità. In questo ambiente erano esposti una parte consistente dei 63 disegni di grande formato, non fatti da mano umana: realizzati da una macchina a vento inventata dall’ artista cinese Chao Yi nel 2012.
Piccoli uffici, corridoi, soppalchi, ancora totalmente arredati, hanno ospitato installazioni specifiche. I corridoi che danno accesso alle aule erano interpretati come quadrerie di antica impostazione museale ma con soggetti autenticamente contemporanei. Una sala intera era dedicata a opere video montate in sequenza. Un’altra sala era dedicata a interpretazioni sul tema della pittura e sul disegno come chiave della visione o della composizione. Alcune opere riflettevano sul formato e sulla sfocatura attraverso un linguaggio iperrealista da macrovisione, altre, al contrario, puntavano sulla microvisione e indagavano i soggetti con attenzione da microscopio. Sempre sul tema della pittura, una sala era dedicata alla ricerca di gruppo di giovani artisti per i quali il tema del paesaggio, con linguaggio materico a monocromo, si travasava dal disegno da taccuino a fermo-immagine di opere a soggetto. Sarebbe impossibile citare in questo testo tutti i giovani artisti coinvolti e si rimanda per questo alle numerose foto pubblicate nelle pagine del catalogo.
A Dicembre 2014 – Gennaio 2015 si è svolta la parte finale della rassegna, articolata nei premi divisi in sezioni: Temporaneo|espressioni 1-2-3-4. I numeri si riferivano a progetti e spazi diversi.
Le esposizioni dei progetti erano anticipate da incontri con artisti tenute nell’aula Ghiberti dell’Accademia e svolti sotto forma di dibattito aperto agli studenti, ai professori, al pubblico.
Sezione a parte costituiva la mostra dei giovani creativi della sezione di Scenografia con i due progetti specifici esposti al teatro della Pergola di Firenze.
Temporaneo|espressioni 1 si è svolto a Vinci presso il museo Leonardiano e ad Anchiano presso la casa natale di Leonardo. Per l’occasione, gli alunni della scuola media di Vinci sono stati coinvolti con laboratori tenuti da artisti ai quali hanno collaborato studenti dell’Accademia.
Significativa è stata la volontà di uscire dai confini delle mura fiorentine per sottolineare la necessità di coinvolgere il territorio della regione.
Prerogativa di questa edizione l’aver creato un’occasione di residenza d’artista in un museo importante: il giovane artista cinese LIn Xin è stato ospite per qiundici giorni in uno studio appositamente allestito all’interno della torre (ora sezione didattica) del Museo Leonardiano a Vinci. L’artista era presente con tre progetti specifici dedicati al rapporto di Leonardo con il disegno.
Temporaneo|espressioni 2 presentava un altro inedito. Nello spazio-galleria Xenos arte contemporanea di Firenze veniva presentato un intero collettivo, un gruppo di giovani-artisti- studenti, guidati da Paolo Parisi e Maurizio Di Lella, accumunati dal progetto di lavorare al progetto editoriale della rassegna STARTpoint e al catalogo finale. In mostra il gruppo al lavoro presentava locandine, manifesti, elaborati grafici.
Temporaneo|espressioni 3 è stata la testimonianza di riallacciare il rapporto con l’istituzione che ha rappresentato negli anni un laboratorio di artisti in soggiorno a Firenze e un collegamento con l’arte contemporanea internazionale: Villa Romana di Firenze. La scelta del luogo non è stata casuale e rappresentava un tentativo di orientare la programmazione espositiva in luoghi no-profit e di profonda radice culturale.
Negli ambienti della villa hanno trovato posto opere di tre giovani artisti, tra le migliori proposte di questa edizione della rassegna: Fabrizio Torri, Gabriele Mauro e Gabriele Gaburro.
Temporaneo| espressioni 4 è stato invece il tentativo di innescare riflessioni sull’uso di linguaggi-chiave dell’espressività contemporanea: la fotografia e il video guidati all’interpretazione del tema del disegno, inteso come strategia compositiva ma anche come matrice di sequenze di immagini. Alla Galleria dell’Accademia sono state esposte opere di Hazir Mehravaran, Ai Teng , Marta montani, Clara Michetti e ha trovato idonea collocazione un omaggio postumo all’opera video di Franco Bertini, artista, ex docente dell’accademia di Belle Arti.
La mostra alla Galleria è stato lo sforzo finale della rassegna. L’esposizione dei lavori, dato il contesto, è stata ben calibrata anche dal punto di vista dell’allestimento dello spazio, grazie alla capacità progettuale del gruppo del Biennio di Progettazione e cura degli allestimenti dell’Accademia guidati da Umberto Borella e Giovanna Fezzi. Grande disponibilità è stata dimostrata della Direzione del museo, dott. Angelo Tartuferi, che ha riversato nel progetto la volontà di affermare una sinergia coltivata negli anni e auspicata tra le due istituzioni coinvolte, a testimonianza di una condivisione d’intenti e di apertura nella messa in gioco dello spazio museale per favorire il confronto con il patrimonio artistico.
Infine, l’iniziativa maggiormente simbolica è stata la produzione a stampa, in edizione limitata, di un “ taccuino” contenente matita e carta bianca da disegno e distribuito gratuitamente ai partecipanti ai laboratori con gli artisti e ai giovani allievi della scuola media di Vinci. Un omaggio alla raccomandazione di Leonardo: “…annotare con brevi segni…su un piccolo libretto, il quale tu devi sempre portare teco, perché sono tante le forme e gli atti delle cose che la memoria non è capace di ritenerle; onde queste cose riserberai come tuoi adiutori e maestri.” ( trattato della Pittura, cap.169).
Un particolare significato assume così, a 450 anni di distanza dal pensiero che aveva riconosciuto il disegno come denominatore comune delle arti, il contributo dell’Accademia che intende riallacciare la linea di continuità dei processi dell’arte, superando i fraintendimenti che intendono sganciare questa linea dalla storia e dallo spazio del contemporaneo.
L’abito dell’artista ( testo scritto per la mostra Private flat , Firenze, 2011)
“Perché ti sei nascosto?” Domanda Dio ad Adamo dopo il peccato originale. “Mi sono accorto di essere nudo e ho provato vergogna” risponde Adamo. “Come ti sei accorto di essere nudo?” replica Dio. La domanda è infallibile e contiene già la sostanza della risposta. E’ descritto nel testo sacro il primo senso di vergogna dato dalla consapevolezza che la conoscenza del bene e del male ed essere nell’assenza di verità origina il senso di colpa.
Se la condizione umana è irreparabile, la tensione del libero arbitrio è una condanna perenne: sembriamo appositamente creati per vergognarci del nostro stesso essere. La conoscenza del bene e del male in un inerte stato di equilibrio, forse una novità per i nostri progenitori, non produce di per sé felicità quanto pendere da una parte o dall’altra. Mettersi a nudo o procurarsi un vestito, essere o mistificare, ascesi spirituale o egoismo dei sensi? In questo girotondo l’unica vera urgente necessità è sopprimere l’ineluttabile domanda originaria, rifugiarsi in un narcisismo autoreferenziale, incapace di una reale messa a fuoco, se poi esiste, oltre l’oggetto riflesso.
Molti comportamenti sociali, incluso il sistema dell’arte, sembrano obbligare alla necessità della mistificazione, tale da portare molti artisti a riflettere sulla necessità dell’abito migliore da indossare. L’artista per primo, in tutti i sistemi sociali, avverte il pericolo della perdita di senso e, in una continua operazione di catarsi, si mette a nudo e si riveste cercando la forma, il linguaggio, il vestito giusto, dichiarando instancabilmente che l’opposto del senso di vergogna è l’evidenza della verità, in un processo di rigenerazione perenne, necessario come antidoto alla sospensione dell’essere perché in fondo, inutile.
Testo per catalogo mostra Flowers, Orto botanico di Firenze
“Che cos’è l’arte, signore? E’ la natura concentrata.”
(Honorè de Balzac)
La mostra Flowers presso l’Orto botanico di Firenze è un’occasione espositiva importante per gli studenti dell’Accademia di Belle arti. In particolare quest’anno sono stati coinvolti la scuola di scultura della prof.ssa Alessandra Porfidia e l’indirizzo di Scultura del Biennio di Arti Visive del prof. Vincenzo Ventimiglia. E’ stata una collaborazione e un confronto proficui che hanno portato alla definizione del progetto: opere installate nel Giardino dei Semplici e nella Serra Calda, sezioni del Museo di Storia Naturale dell’Università.
Gli spazi sono di una bellezza suggestiva e di antica memoria storica. Naturale il dialogo con la vicina Accademia di Belle arti, già avviato negli anni precedenti, ora esteso con un’operazione di ampio respiro che apre i luoghi all’arte contemporanea e ai giovani artisti.
Lo spazio esterno del giardino è stato terreno di confronto per i giovani del Triennio della scuola di Scultura che dagli elementi del mondo naturale hanno estratto la materia del loro lavoro, in confronto multiforme con alberi, rami, foglie, semi, in comunione, contrapposizione o re-invenzione creativa ispirata dal luogo e site specific.
I giovani artisti del Biennio hanno invece progettato i loro lavori per lo spazio coperto della Serra Calda costituita da quattro grandi ambienti, parzialmente svuotati dalle piante che d’inverno trovano ricovero nella serra, d’estate vengono spostate all’aperto. Le serre dell’Orto botanico formano un ampio edificio disposto sul lato nord del giardino. La struttura della facciata e della copertura è disegnata con l’unico parametro di accogliere la luce. Con criteri analoghi si costruivano a Firenze, ancora nella seconda metà dell’Ottocento, gli studi per artisti. In questi ambienti è ancora tangibile l’esigenza di usare la luce come elemento principale dell’ispirazione, ove ce ne fosse bisogno.
Il progetto “flowers” ha tenuto conto delle coordinate date dal tema che è stato inteso in tutte le possibili accezioni e oltre il significato letterale.
Il confronto con l’ordine della natura apre comunque, di riflesso, interrogativi sull’esistenza e sul comportamento umano.
Ordine e disordine, arte ed entropia (citando il famoso saggio di Rudolf Arnheim) sono i termini ricorrenti della questione.
Di fronte alla natura l’uomo è infinitamente piccolo ma questa evidenza potrebbe essere oggi ribaltata nella possibilità sempre pià ampia di manipolazione e dominio della natura e della sua possibile distruzione, antitodo aggiornato e delirante alla creazione. D’altra parte anche L’artista Joseph Beyus non avrebbe intrapreso inutilmente la sua “operazione difesa della natura” se non ne avesse intuito l’urgenza.
Alla luce di queste veloci riflessioni, nove studenti del Biennio si sono impegnati in un confronto della natura, con l’uomo e con la storia, in tentativi d’invenzione e costruzione di modelli di para-scienza.
Nel primo locale della Serra (in ordine di percorso) il tema è stato coniugato in tentativi di invenzione di monumenti utopici, in confronto con la natura di siti ideali, in progetti di mondi e ordini in miniatura (Minimondi, opera di Massimiliano Contu). Vere e proprie camere delle meraviglie, contenute in espositori appositamente costruiti e da utilizzare per tentativi di classificazione possibili.
In un’altra opera scatole sensoriali propongono un’esperienza tattile e olfattiva legata alla storia specifica della pianta del gelsomino a Firenze (Una preziosa sorpresa, opera di Giulia Alba Chiara Bono).
Nell’area della serra dove sono contenuti alcuni acquari, un’unica opera video (autore Liu Jialiang) è proiettata sulla superficie dell’acqua della vasca centrale. L’opera, provocatoriamente intitolata Flowers come il tema della mostra, tenta di andare oltre il significato letterale del termine e definisce come fiori recisi le vite degli immigrati che puntualmente affogano in mare, simbolicamente rappresentati da occhi, bulbi oculari galleggianti.
Nel locale successivo, quello più ampio della serra, il tema è stato inteso nelle varianti di catalogazione, archiviazione, memoria (Yule, di Francesca Cerfeda, Ortus Doli di Franco Spina, Analiyzing and Studying di Monika Zile). Dal punto di vista dell’allestimento sono opere su tavoli in piano, intesi come teche da conservazione, piani in acciaio da obitorio, light box. L’opera Uno di Cai Yingfei propone un’installazione-performance: un vero e proprio esperimento scientifico con una scultura di ghiaccio che passa dallo stato solido a quello liquido, usando strumenti da laboratorio chimico. Un passaggio di stato simbolico che riesce nell’intento di dissociare gli elementi natura e cultura, metaforicamente rappresentati dall’acqua e dalla forma umana, convenzionalmente prigioniera in un barattolo-provetta. Una dimostrazione più alchemica che chimica, un paradosso visivo che ci ricorda che l’acqua è i collegamento reale tra l’uomo e la natura. Utile il riferimento alla legge di Lavoisier (nota come legge della conservazione della massa):” in natura nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma da una forma all’altra”, in apparente stato di libertà.
Il tema della libertà è ripreso nell’opera Borders di Serena Rosati, una serie di esche-pesci in lattice colorato sospese in tutti gli ambienti della serra, in ordine apparentemente casuale. Il visitatore, percorrendo gli ambienti della mostra, si comporta involontariamente come un pesce all’interno di un grande acquario.
I pesci-esca guidano il visitatore all’ultimo ambiente della serra, con piante alte e permanenti. In questo contesto si vedono due reperti archeologici di forme naturali: un albero di cinque metri di plexiglass, realizzato con lastre piegate a caldo (E’ stato un albero di Shuo Li) e una grande, ambigua foglia fossile in resina sintetica ( L’ultima foglia di Jialiang Liu). Le due opere portano in evidenza una sintesi molecolare o una manipolazione genetica priva di linfa. Queste ultimi lavori dirottano l’attenzione sulla memoria di ciò che è stato o sarebbe potuto essere in un’era indefinita o tristemente incombente.
La collaborazione con l’Orto botanico porta infine una utile sinergia tra le due istituzioni. L’operazione, se ripetuta in futuro, sarà in grado di aumentare l’attenzione al mondo naturale in contaminazione con l’arte, la cultura e le sue speculazioni.
Dal binomio natura-cultura ne esce oggi rafforzato il luogo e sembra riprendere vigore il disegno del Giardino dei Semplici con le sue colture, le varietà delle serre e, in ultimo, l’ ordine intellettuale della bellezza, in continuo dialogo con la ricerca della verità, custodita dalla natura.
Firenze, Giugno 2016
Vincenzo Ventimiglia
Testo per catalogo della mostra ALCHiMIA, Grafik Museum di Bad Steben (Germania)
Nel mio lavoro recente la scultura, in tutte le sue possibili coniugazioni, è al centro della mia ricerca. Per questa mostra al GrafiK Museum ho raccolto alcuni lavori che hanno un rapporto con la grafica e che hanno come denominatore comune il disegno.
Ho lavorato sul tema dell’Alchimia in alcune opere per le quali ho concentrato la mia attenzione sul simbolo, sul talismano, sul significato arcaico del rito, e sulla numerologia, elementi ai quali associo la trasformazione, intesa come trasmutazione o passaggio di stato di materiali e concetti verso definizioni possibili, prototipi in forme diverse: rito, altare, libro, gioco.
Il lavoro più recente è “ Tabula nova aucae”, una edizione in proprio, in versione in forma di gioco di società, di un’opera illustrata in latino : Dialogus creaturarum moralisatus, edizione rara pubblicata per la prima volta nel 1481 e non più ripubblicata.
Il Milione, sottotitolo appunti di viaggio, è un’opera concepita come un libro non finito di grande formato, tridimensionale e di più pagine. Il titolo rimanda al Milione di Marco Polo come richiamo all’idea del viaggio ma si riferisce al viaggio dell’artista, un taccuino visivo con annotazioni di esperienze e visioni particolari, contraddizioni sul mestiere dell’arte e dell’esistenza in generale. Le prime 6 pagine sono dedicate alla città di Firenze. Ogni pagina è composta nel formato 50×70 verticale con un piano di fondo bianco, coperto da una teca trasparente di 15 cm di profondità. Ogni pagina–teca ha un titolo proprio. Il piano fa da supporto a composizioni diverse: alcune si riferiscono direttamente all’idea di libro (la pagina n° 1 numerata su carta), altre sono disposte come “ raccoglitore”, un notes d’artista nel quale si mescolano materiali diversi, foto, oggetti riciclati, modellati o re-inventati in relazione tra loro e allusioni a significati diversi. Le teche sono composte come metafore tridimensionali e propongono in un contenitore ordinato il disordine dei materiali dello studio : un’idea di archivio senza un fine prefissato e composto in serie, come le pagine di un libro della memoria.
“Libro Alchimia 17-01-2010” è un libro confezionato come una scatola ad ante apribili. Si può posizionare in piano, meglio se inclinato, o in posizione verticale diventando un trittico-altarino portatile.
L’icona del vano centrale è tridimensionale ed è una bottiglietta in resina con tappo, piena d’acqua del fiume Arno di Firenze, riempita durante una performance il 17-01-2010 ( documentata in un video), data che è anche il titolo del lavoro proposto come numero di serie. La bottiglia è un brevetto depositato. Il numero di serie corrisponde al n° 1. Il primo esemplare della bottiglia con il suo contenuto, assume per me una valenza magica e lo uso in lavori diversi come icona-simbolo.
Le due ante laterali della scatola hanno spessore diverso e contengono due stampe artigianali di antiche illustrazioni alchemiche.
La stampa di sinistra è la copertina di un libro di circa 15-20 pagine contenente illustrazioni stampate in proprio di fotogrammi tratti dal video citato. Il libro si può sfogliare.
V. Ventimiglia,